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La società è in continua evoluzione, e con essa anche gli standard abitativi sono in costante aggiornamento.

La progettazione, la costruzione, la struttura e l’interior design delle nostre case è totalmente cambiato rispetto al passato, lasciando spazio a costruzioni innovative ed ecologiche, stile minimal e la necessità di valorizzare gli spazi e impiegare al massimo le loro potenzialità.

Ricordi quand’eri piccolo, le giornate passate a casa dei nonni?

I corridoi stretti ed infiniti, le molteplici porte, l’immenso salone sempre chiuso a chiave e aperto solo per “grandi occasioni”

Questi ricordi generano nostalgiche sensazioni, legate al valore che in passato le persone attribuivano alla propria sfera privata.

L’evoluzione della società e lo stravolgimento della concezione di privato e pubblico ha portato rivoluzione in ogni campo. La globalizzazione, il networking, il web, i social… siamo ormai tutti interconnessi, mentre la definizione di sfera privata diventa sempre più flebile.

Anche il mondo degli investimenti immobiliari è stato completamente travolto dalla tecnologia, con strumenti e metodi innovativi, come ad esempio l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e tanto altro.

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Ma cosa determina che le connessioni debbano instaurarsi unicamente attraverso un blue screen?

E’ una chiave erronea di lettura della società moderna, che invece riesce a sfruttare le potenzialità della tecnologia per creare cose fantastiche, come ad esempio gli spazi condivisi.

Tutto nasce dal co-working, un espediente messo a punto già dal 1995 e dal c-Base di Berlino, e successivamente esploso prima negli Stati Uniti nel 2000 e poi in tutto il mondo.

esempio di Coworking. Team lavora in spazio condiviso.

Cos’è il coworking e perché è da considerare superato dal coliving?

Immaginate di tornare in ufficio e di non trovare più la vostra scrivania.

In compenso però trovate aree focus, meeting e le project room, strutturate in modo che l’ambiente riesca a stimolare il più possibile la creatività e le potenzialità del team.

Ma il co-working, diffuso anche in Italia già da diversi anni, non è affatto un progetto all’avanguardia come può sembrare.

Al suo posto si sta diffondendo e posizionando una formula ancor più concreta ed innovativa dell’abitare: il così detto “coliving”.

A primo impatto le due parole possono sembrare due definizioni dello stesso concetto, ma non è così.

Possiamo dire, anzi, che il co-living è una rivoluzione della rivoluzione, lo step successivo agli uffici flessibili, che questa volta arriva a coinvolgere persino la sfera privata.

Immagina la tua azienda, il tuo business, il tuo mercato. Pensa se domani la comunicazione non si limitasse al confronto di idee tra colleghi ma si evolvesse in una comunicazione ancor più ampia.

Il co-living rompe ogni schema, è il networking fuori dal net.

 

Qual è la filosofia alla base di quest’innovativa start-up?

Troviamo alla base l’idea di cancellare le barriere fra mondo digitale e mondo fisico, oltre a quelle personali e professionali, e abbattere i prezzi sempre più elevati degli affitti e dei vari comfort che ognuno di noi non è disposto assolutamente a rinunciare nelle proprie abitazioni, come ad esempio riscaldamenti, connessione wi-fi, abbonamenti televisivi ecc.

Anche l’esempio più banale più dimostrare la praticità di questo tipo di impostazione abitativa.

Scommetto che ognuno di noi ha un trapano in casa propria. Ma pensandoci, quante volte utilizziamo quel trapano in un anno? A meno che non si rinnovi l’arredamento ad intervalli mensili (cosa piuttosto improbabile), la risposta sarà sicuramente una volta all’anno, massimo due.

Pensate allora se nel vostro condominio ci fosse un solo trapano, a disposizione di tutti, utilizzabile quando si rivela veramente utile. Sarebbe fantastico, no? Un risparmio in termini di spazio e denaro, oltre che una scelta sostenibile e a favore dell’ambiente.

E sono sicuro che potreste ampliare questo concetto ad almeno la metà degli oggetti che saturano le nostre soffitte e i nostri ripostigli.

Ad emozionarci è anche la Reason Why alla base di questa innovativa startup, che si propone di creare un maggior desiderio di esperienze, piuttosto che l’acquisto di una casa di proprietà. Un mondo fatto di condivisioni e di collaborazioni, senza frontiere di spazio e tempo.

esempio di Coliving. Spazio lavanderia condiviso.

Dove ha origine il coliving e di cosa si tratta in pratica?

Il co-living nasce a New York, Londra e in altre città anglofone e si traduce in delle residenze condominiali molto particolari, dotate di una lavanderia, un parcheggio, una connessione Wi-Fi, aree comuni, aree svago e molto altro.

Già in questo momento a New York ci sono oltre 300 spazi residenziali di questo genere, dotati di ogni tipo di confort.

Nel mentre, in Gran Bretagna vediamo evolversi questa startup in progetti importanti, come ad esempio “The Collective Stratford”, opera della società PLP Architecture, già attiva dal 2016.

Si tratta di un vero record in questo campo, poiché si tratta di un grattacielo di 30 piani con più di 220 appartamenti per il co-living più grande del mondo.

Nella Collective Stratford troviamo davvero qualsiasi cosa: un teatro, un giardino, un salone spa, un ristorante, una palestra e persino una biblioteca.

Com’è la situazione in Italia?

C’è da aggiungere che, ahimè, mentre all’estero il co-living si sta già trasformando in business, con luoghi adatti per stimolare la creatività pagando affitti abbordabili, in Italia siamo ancora alla fase della sperimentazione.

Ci rasserena però la percezione che sono molteplici i piccoli progetti che stanno nascendo e si stanno sviluppando su tutta la penisola, soprattutto in grandi aree urbane e in città come Roma, Bologna, Milano.

Si tratta ancora di residenze abbastanza ristrette con non più di 20 appartamenti, le prospettive all’orizzonte sono tante e speriamo che per questo nuovo decennio anche l’Italia possa vedere realizzati ampi progetti in questa fantastica rivoluzione dell’abitare.

In un mondo in cui dovremmo sentirci liberi di lavorare ovunque nel globo, in cui si stima che entro il 2030 la metà dei lavoratori sarà freelance, sembra proprio che la collaborazione e la flessibilità saranno l’arma vincente delle idee innovative del domani.

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Rossella Sacco

Team Antonio Leone